Il ruolo dell’arbitro è da sempre un ruolo molto delicato, perché è una persona che ha il compito di decidere secondo un regolamento che è stato scritto dai padri fondatori di ognuno degli sport, ma che spesso e volentieri, come in qualunque altra legge statale, dà adito a varie interpretazioni e quindi ad altrettante discussioni sull’applicazione. Una cosa interessante da dire sul mondo arbitrale è che il 90% (forse sono stato ottimista) degli spettatori (me compreso) non ha mai letto il regolamento del gioco in questione, questo è importante perché negli ordinamenti dei giochi, oltre alle norme generali, che più o meno si impara assistendo all’evento, ci sono norme più specifiche che molti non sanno, che quindi alterano la percezione della partita. Per esempio in pochi sanno che nel calcio in una rimessa laterale deve essere battuta con l’avversario a due metri dal pallore, ciò può portare al fatto che se l’arbitro fa rispettare il regolamento viene etichettato di favorire la squadra opposta. Non santifichiamo l’arbitro però, sono uomini e possono sbagliare, ovviamente questo non ha nulla a che vedere con la volontarietà della decisione, se un individuo vuole favorire una squadra arbitrando non in maniera imparziale la gara, è un fraudatore, e come tale và perseguito.
Abbiamo intervistato Alessandro Gamba, arbitro di calcio
Credo che il potere dia dipendenza, come è possibile essere arbitri senza decidere la partita?
Non è ovviamente possibile svolgere il ruolo di arbitro senza “non decidere” ; gli arbitri in campo devono prendere delle decisioni e ne prendono all’incirca 120 per ogni gara, con altrettante contestazioni da parte dei partecipanti.
L’arbitro è chiamato a prendere la “DECISIONE” nel modo più obiettivo possibile in una manciata di secondi e spesso in momenti concitati. Sicuramente non è facile ed è per questo che noi direttori di gara facciamo formazione continua sul regolamento e spesso ci confrontiamo su queste tematiche.
Le partite non vengono decise dal potere dell’arbitro, ma sono gli episodi che accadono durante la gara che determinano le decisioni degli arbitri che in questo lavoro è sostenuto anche dagli altri collaboratori che scendono in campo.
Prendere decisioni a favore o contro l’altra squadra comporta malumori sia nella squadra sia nei tifosi, come ci si sente in quel momento?
In Italia gli arbitri si trovano in una posizione impossibile, in qualunque modo agiamo, il pubblico/tifoso non crede alla nostra neutralità ed onestà.
Noi scendiamo in campo per decidere e cerchiamo di farlo nel miglior modo possibile, senza ripensamenti o senza dubbi.
Siamo consapevoli che ogni volta che scendiamo in campo qualche nostra decisione può comportare malumori, ma quando si è chiamati a decidere, occorre mettere in conto questo aspetto.
Noi arbitri dobbiamo filtrare e non ascoltare gli insulti dei tifosi o i malumori dei giocatori che ci piovono contro; di certo non ci fanno piacere, ma quando sei in campo devi essere concentrato sulla partita e nient’altro.
Gli arbitri sono gli unici che non vengono intervistati, pensa sia una tutela o renderebbe più umana questa figura?
Credo che sia solo una forma di tutela per gli arbitri; in Italia purtroppo non siamo ancora pronti ad ascoltare l’arbitro; c’è ancora troppo poco rispetto delle decisioni e della figura degli arbitri e non credo proprio che questo aspetto possa servire a rendere più umana la nostra figura.
Avete pochissimo tempo per decidere, pensa possano esserci altri strumenti a vostro favore?
Non credo ci servano altri strumenti, e se poi intende per altri strumenti quelli tecnologici, allora decisamente no.
Pensa sia giusto criticare un arbitro o l’immediatezza della decisione è un elemento a nostra discolpa?
Sulla domanda se sia giusto criticare un arbitro, le rispondo utilizzando una frase di un arbitro internazionale come Nicola Rizzoli che io condivido, dice testualmente:”Quasi tutti quelli che parlano di calcio hanno giocato a calcio almeno una volta nella vita. Quasi tutti quelli che parlano di arbitri non hanno mai arbitrato una partita nella loro vita”.
Il fatto di decidere in poco tempo non è un elemento di discolpa, ma credo però debba essere un elemento che misuri il grado di difficoltà della decisione arbitrale.
Arbitro nello sport e uomini nella vita il segreto di un buon arbitro