la mia visione dell’accompagnatore
abbiano già parlato dell’argomento accompagnatore in un precedente articolo questo in cui vi raccontavo la mia esperienza con Alessandro, che al momento non lavoriamo più insieme, ma ci vediamo come amici e usciamo insieme. oggi volevo raccontarvi il mio pensiero sulla figura dell’ accompagnatore .
questa figura è un pò delicata, perché non può essere definito amico, perché formalmente è pagato, ma neanche un educatore perché non ha molte volte competenze psicologiche, allora cos’è? adesso mi contraddico da solo, ma voglio cambiare un attimo visione. la parola educatore implica un insegnamento di qualcosa, quindi infondo siamo tutti un pò educatori, la parola amico viceversa implica un rapporto confidenziale, quindi mixando le parole educatore e amico risulta l’accompagnatore. la parola chiave dell’arte di far l’accompagnatore è ascolto, cosa difficilissima, perché non tutti sanno ascoltare, moltissimi sanno parlare. l’accompagnatore deve capire le esigenze del ragazzo. c’è chi ha bisogno di un rapporto un pò distaccato perché vuole concentrarsi sulle attività che ha bisogno di svolgere quotidianamente, altri viceversa che hanno bisogno di parlare, confrontarsi, anche di consolazione nei momenti difficili, ma sempre e soprattutto di una relazione vera. io sono del secondo tipo, perché ritengo che un operatore sia una figura di confidenza. una volta girando su facebook ho visto una foto di un ragazzo disabile che stava giocando sul letto con il suo operatore(in copertina), vi assicuro che non lo faceva solo per esser pagato. perché il vero volontariato è quello del cuore, quello che va oltre la formalità. facciamo l’esempio del cavallo, uno può accompagnare a cavallo o partecipare all’attività di cavallo ,collaborando con gli educatori dell’ attività, facendo da tramite tra il ragazzo e l’accompagnatore, e magari aiutare il ragazzo nel raccontarsi. secondo me, infatti, ci sono due dimensioni nel rapporto ,quello esterno al duo (attività) e interno(rapporto interpersonale) che devono esser sempre legato e continuamente scambiarsi. inoltre non abbiate paura di dar affetto, non è vero, secondo me che il distacco aiuta l’operatore, anzi gli insegnamenti più grandi gli ho avuti da persone che mi hanno voluto davvero bene pur essendo operatori