aiuto i disabili perché so cosa si prova

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1.come ha conosciuto il mondo della disabilità?
A 13 anni circa ho subito un incidente stradale grave e ho riportato lesioni multiple che hanno condizionato la mia vita che mi vedeva essere un’atleta (nuoto-sci-atletica leggera). La riabilitazione è stata lunga e dolorosa ma il seguire certe discipline estere allora mi ha riportato a poter riprendere ogni abilità che era stata perduta. Ora non si vede nulla di quel brutto momento ma dentro i segni erano rimasti e sono su quelli che ho voluto costruire il mio futuro. Non volevo che nulla rimanesse come allora,  ho voluto trovare strategie innovative per far si che si potesse valutare un paziente non per quello che non può fare ma per quello che può fare se diamo lui la possibilità. Ho cominciato allora studi all’estero, ho conosciuto strumenti e metodi, ho capito che oggi si può fare la differenza.
  1. ci racconti il suo lavoro.
Io mi occupo della valutazione delle potenzialità residue ovvero valuto quello che può fare il paziente nonostante sia colpito da uno o più deficit. Utilizzo tecnologie per valutare, riabilitare e per compensare le abilità mancanti. Sono un formatore sia in ambito medico/scientifico (docente ai corsi ECM – Master – …) che in ambito didattico/educativo. Sono un ricercatore volontario e sono Membro di Comitati Tecnico Scientifici per lo studio di strategie innovative per la qualità della vita.  Sono relatrice a Convegni, Congressi e Seminari sia su territorio nazionale che estero. Svolgo la libera professione su tutto il territorio nazionale.
  1. secondo lei qual’è uno strumento che servirebbe ai disabili?
Il disabile ha bisogno molto spesso di essere adeguatamente valutato. Dovrebbe avere la possibilità di avere professionisti che sanno trovare il suo punto di forza senza soffermarsi solo sui suoi punti di criticità. Dovrebbe avere un piano riabilitativo basato sulle giuste e personali “misure” per poter contare su di un “vestito cucito addosso” senza doversi adattare a standard definiti da protocolli esistenti ma che non tengono conto che ogni disabile è una persona. Ogni disabile inoltre dovrebbe poter contare su ausili che consenta lui di essere autonomo, libero, uguale nella sua disabilità.
  1. la sua idea di uguaglianza di disabilità..
Allora, io ritengo che non vi sia uomo sulla terra che sia uguale ad un altro, che non esista uno standard di vita per  tutti gli uomini. Ognuno di noi ha delle caratteristiche e delle abilità, ognuno di noi ha preferenze e predisposizioni, … ognuno di noi ha diritti e doveri. L’uguaglianza nel mondo della disabilità potrebbe essere per me poter fare le stesse cose ma in modo diverso, potrebbe consistere di avere attenzioni che consentono di essere meno assistiti e più contribuenti, potrebbe essere la condivisione di eventi, di momenti, di storia tra persone che hanno mente e cuore e non solo differenze nell’uso di gambe, braccia, di comunicazione, di vista o di udito.
  1.  un suo sogno..
Ne ho molti di sogni ma molti di questi sono derivanti dal primo. Sogno che vi sia la consapevolezza che non siamo impermeabili alla malattia, alla disperazione, al diventare disabili e quindi sogno che ci sia la voglia di condividere con chi potrebbe non camminare ma capire più di noi, che potrebbe non parlare ma saper pensare, che potrebbe non vedere ma saper insegnare, …. Sogno che spariscano l’indifferenza e la malignità per lasciare il posto alla tenacia e alla voglia di dire “Tutti per uno per uno come tutti!”
Mi congratulo per le domande poste e ringrazio per la possibilità di libera espressione che mi è stata concessa

1 thought on “aiuto i disabili perché so cosa si prova”

  1. Cara Mara ho letto l’intervista che ti hanno fatto e ho riflettuto sulle tue parole. Penso che se tutti la pensassero come te il mondo sarebbe migliore davvero. Vivi la disabilità che è stata in te in modo positivo per trarne forza per dare supporto agli altri. Grazie per averci resi partecipi di un qualcosa di veramente bello ma soprattutto utile per riflettere. Ciao Mara e grazie Alberto Gatti.

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